
·Tommaso congelato·
Tutto congelato. Finisce nel freezer per il momento la poltrona d’oro di Tommaso Di Biase all’Ersi. Il nuovo direttore generale da 200 mila euro l’anno non potrà insediarsi, non ancora. Per la nomina si dovrà aspettare che il Tar si pronunci sul ricorso presentato dalla terza candidata, Sebastiana Parlavecchio, esclusa dalla selezione senza un vero perchè.

Tommaso Di Biase
Aveva presentato una diffida, l’ex dirigente regionale, e una richiesta di acquisizione di atti, ma il consiglio direttivo presieduto da Daniela Valenza (presidente dell’Ersi e segretaria di giunta del governatore Luciano D’Alfonso) aveva fatto orecchie da mercante: la selezione si fa lo stesso, avanti tutta. E alla fine, esclusa la Parlavecchio ed escluso qualche giorno prima un altro candidato, Gilberto Ambotta, che aveva presentato il proprio curriculum ma non il progetto sulle prospettive organizzative e gestionali dell’Ente (il responsabile del procedimento ha affermato che il piano “non era mai pervenuto”), alla fine di tutta la rigorosa scrematura, se la giocano in due, entrambi fedelissimi del governatore: Guido Dezio e lui, il vincitore, l’architetto Tommaso Di Biase, 68 anni, autore del progetto del ponte del cielo poi bocciato dalla Sovrintendenza, ex assessore al Comune di Pescara in quota Rifondazione ai tempi di D’Alfonso sindaco. A tutti e due, durante il colloquio, vengono rivolte le stesse domande: i tempi previsti per portare a compimento le prospettive organizzative; le esperienze nel curriculum; i motivi per cui si ambisce all’incarico di direttore dell’Ersi. Alla fine, anche se Dezio vantava maggiori esperienze come dirigente, la spunta Di Biase «per la sua propensione ad affrontare problematiche di carattere ambientale come emerge anche chiaramente dall’esperienza riportata nel curriculum».

Guido Dezio
Ma il braccio di ferro, alla fine, non porta a niente: la nomina adesso è bloccata e davanti al Tar, che deciderà ai primi di giugno se concedere la sospensiva, c’è una cartella di documenti alta così. Compreso il verbale dei colloqui.
Insomma, una poltrona confezionata per bene: lo stipendio del direttore generale, appositamente generato da una modifica dello Statuto dell’ente approvata dalla giunta regionale il 7 febbraio scorso, supererà i 200 mila euro. La Regione quel giorno inserisce alcune novità che riguardano proprio il direttore generale: prevede la laurea ma non la specializzazione nel servizio idrico integrato (che avrebbe tra l’altro notevolmente avvantaggiato la candidata esclusa); inoltre stabilisce che «l’incarico viene conferito tramite contratto a tempo determinato di diritto pubblico o con contratto di diritto privato al di fuori della dotazione organica dell’Ersi».

Daniela Valenza
Sulla retribuzione, la ciliegina sulla torta: lascia la cifra equivalente a quella prevista per i dirigenti del comparto Regioni e fa sparire l’indennità ad personam commisurata alla specifica qualificazione professionale, ma magicamente inserisce una premialità correlata al livello di raggiungimento degli obiettivi. L’importo del premio può raggiungere al massimo il 30% della retribuzione lorda annua prevista. Insomma, alla fine di tutto, una retribuzione da 200 mila euro l’anno.
ps: Una cifra astronomica se si pensa che l’Ersi è figlio di una riforma concepita nell’ottica del risparmio e per accorpare tutti gli Ato abruzzesi. Alla faccia.