
·Sciopèn, che feuilleton·
Una battaglia legale in piena regola, e per di più tra parenti. Ora, mentre il regista Luciano Odorisio si è rivolto agli avvocati per difendere la sua creatura, il film Sciopèn, vincitore del Leone d’oro di Venezia i cui diritti sono regolarmente registrati alla Siae (la proprietà è divisa al 50 per cento con la Rai, puntualizza Odorisio), ecco che i futuri ristoratori nonché nipoti del noto regista, Paolo e Federico De Cesare che insieme a Manuel Pantalone (società Porta Pescara srl) apriranno nei prossimi giorni un ristorante a Chieti chiamato appunto “Sciopèn”, ci tengono a far sapere che il nome del loro nuovo ristorante che aprirà i battenti in via Porta Pescara, Sciopèn appunto, non apparteneva proprio a nessuno, fino al giorno fatidico in cui hanno deciso di prenderselo loro.


“Il marchio Sciopèn- precisa l’avvocato Alessandro Mascitelli – alla data del 17-9-2019 non risultava affatto registrato, sotto alcuna forma presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero dello sviluppo economico né dal signor Odorisio né da altri, contrariamente a quanto si legge nell’intervista (“quel marchio è mio, regolarmente registrato alla Siae”)”.
Quel giorno, il 17 settembre, la società Porta Pescara ha registrato il marchio Sciopèn, “del quale è – aggiunge Mascitelli – da quel giorno unica proprietaria a tutti gli effetti di legge; quanto invece ad una paventata trasgressione del diritto d’autore, si evidenzia come l’attribuzione del nome di un film ad una attività dedita alla ristorazione non integri alcuna violazione dello stesso, atteso che il divieto di riprodurre il titolo di un’opera non può essere esteso ad opere che siano “di specie o carattere così diverso da risultare esclusa ogni possibile confusione”; non a caso sono molti gli esempi di attività commerciali il cui nome richiama il titolo di opere cinematografiche; il titolo dell’articolo “Sciopèn, cotto e scippato” fa impropriamente riferimento ad uno scippo, ovvero ad una sottrazione fraudolenta da parte della Porta Pescara S.r.l. di un marchio regolarmente registrato”.
Insomma, male ha fatto Odorisio a risentirsi, sostengono i nipoti.
E se il termine scippo, come è noto, è un termine ampiamente usato in senso allargato (si scippa un ufficio un ospedale un evento) in questo caso, cioè nell’intervista al regista, è bene sottolineare che Odorisio, zio dei ristoratori, ha parlato, e si evince dalla lettura, di registrazione dei diritti del film Sciopèn alla Siae, come è naturale essendo un’opera cinematografica, e non certo all’Ufficio brevetti della Camera di commercio.
Insomma, di questo passo Sciopèn diventerà un feuilleton.