
·In 15.000 per non morire di cuore·
Non è un capriccio di campanile, proprio no: e adesso la parlamentare Pd Maria Amato lo dice forte di quasi 15 mila firme, un grandissimo traguardo. La petizione al ministro è stata corredata da un bel carico di nomi e cognomi di cittadini che non vogliono morire di infarto, che reclamano gli stessi diritti degli altri. Il ministro se ne farà carico, l’ha promesso. E’ il movimento per l’Emodinamica a Vasto che da mesi fa sentire la sua voce in lungo e in largo, e che però non riesce a smuovere la sensibilità della Regione.

Maria Amato con Ugo Aloè
Dall’Alto Vastese, senza considerare la neve e le strade dissestate, per raggiungere la Emodinamica di Pescara ci vogliono due ore. C’è una testimonianza, un nome e una faccia: quella di un medico di pronto soccorso, Ugo Aloè che nel 2008, alla fine del suo turno di lavoro, ha avuto un infarto immediatamente fuori dall’ospedale: impiegherà tre ore per approdare a una procedura di rivascolarizzazione, riportando un danno irreversibile della parete cardiaca e una severa insufficienza del cuore sinistro.
“Non è il solo – spiega Maria Amato – non sono pochi, e qualcuno è morto nel tragitto”.
Aloè ha aperto su Facebook un gruppo che si chiama “Noi che vogliamo l’Emodinamica” tutto attaccato, che in pochi giorni ha raggiunto 19 mila iscritti. ù
“A marzo 2016 nel corso della campagna elettorale a Sindaco, l’assessore regionale alla Sanità si è impegnato per una sezione di emodinamica, affermando pubblicamente e sulla stampa che era già avviata la procedura di acquisto di un angiografo che, a suo parere, rappresentava 8/10 di emodinamica. Espressione che ho ovviamente contestato.
Le promesse non mantenute fanno male alla politica, in sanità fanno male ai malati e questa ultima cosa per me è intollerabile”.
Insomma, dice la Amato che nella vita fa il medico radiologo:
“Il trattamento in fase acuta dell’infarto del miocardio è tempo dipendente; aumentando il tempo di accesso all’emodinamica aumenta il danno sul cuore e di esiti invalidanti”.

Il ministro Lorenzin
Il nuovo piano sanitario non prevede una Emodinamica a Vasto e i tempi per raggiungere Chieti o Pescara varia dai 90 ai 120 minuti, senza contare i tempi di intervento e le strade malmesse.
“L’anomalia vera, il grande male della regione Abruzzo è nell’area Chieti-Pescara – aggiunge la Amato – che nel raggio temporale di 10 minuti ha un Ospedale Clinicizzato, un ospedale hub e di fronte, sulla stessa piazza dell’Ospedale di Pescara la Clinica Pierangeli e credo di non dover sottolineare quanto la questione privati pesi sulla sanità abruzzese”.
ps: una misura salvavita, non un capriccio. La Regione Abruzzo fa orecchie da mercante. La ministra Lorenzin invece, a quanto pare, ha aperto uno spiraglio. Quindicimila firme non sono un’inezia.