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  • ·Toto-nomine per la Sanità, affondo a Gatti·

    Postato il 10 Dicembre 2019

    E mentre Luigi D’Eramo della Lega dice che sul nome di Paolo Gatti alla Corte dei Conti non ha niente da dire ma è piuttosto questione di metodo, perché Lorenzo Sospiri e Marco Marsilio non possono fare sempre di testa loro, da Teramo arriva un boomerang per l’ex assessore della giunta Chiodi: il consigliere regionale Antonio Di Gianvittorio, intervistato da Giancarlo Falconi su I Duepunti, dice chiaro e tondo che quella di Gatti “è una nomina politica”. Nomina non della Lega ma di un altro partito, sottolinea, che è Fratelli d’Italia. Ed è un apriti cielo.

    Antonio Di Gianvittorio

    Insomma, Di Gianvittorio dicendo che quella dell’avvocato teramano è una nomina politica, gli attacca un timbro sulla testa, un timbro che sicuramente compromette in modo pesante una nomina che dovrebbe avere come requisito la terzietà. Non solo: Fratelli d’Italia, che è il partito di Marsilio e quello in cui spera di transitare molto presto anche lo stesso Sospiri portandosi dietro un bel portafoglio di consiglieri, è lo stesso partito col quale Gatti si candidò alla Camera nel 2013 e che poi abbandonò una volta che non venne eletto. Un particolare che farebbe saltare sulla sedia Giorgia Meloni non proprio tenera con chi ha tradito. 

    E così, mentre viene passato alla lente di ingrandimento il curriculum di Gatti, che secondo tanti non è perfettamente rispondente ai requisiti previsti (laurea in economia e commercio o scienze statistiche o giurisprudenza o altro titolo di studio equipollente più attività di insegnamento di ricerca a livello universitario e/o significative esperienze professionali di contenuto economico, aziendalistico, finanziario e contabile acquisite preferibilmente presso lo Stato, le Regioni, gli enti locali o le aziende pubbliche), soprattutto in considerazione del fatto che la semplice presenza come commissario del Consorzio agrario di Teramo non può considerarsi proprio “esperienza aziendalistica”, a Teramo si gioca a braccio di ferro tra favorevoli e contrari. 

    Ma soprattutto è la mancanza di terzietà (Gatti è stato il regista dell’elezione di Jwan Costantini a sindaco di Giulianova), l’elemento su cui gli oppositori affondano di più. Lo stesso capogruppo di Abruzzo in Comune Sandro Mariani alla Conferenza dei capigruppo di qualche giorno fa aveva detto chiaro e tondo che quella di Gatti non sarebbe stata una scelta opportuna  perché “tuttora politicamente impegnato nel territorio e quindi non possiede i requisiti di terzietà necessari per ricoprire un ruolo del genere”.

    Sandro Mariani

    Un rilievo messo a verbale, anche in considerazione del fatto che una lettera inviata a Sospiri sullo stesso argomento, in cui si sottolineava la necessità di tener conto del profilo migliore, e dei necessari requisiti di terzietà e imparzialità “che un  membro giudicante deve possedere”, era caduta nel vuoto.

    Marsilio e Sospiri

    E questo asse Marsilio-Sospiri-Gatti non piace per niente al coordinatore della Lega Luigi D’Eramo, che mette in discussione il metodo usato nelle nomine:

    “Siamo il primo partito in Abruzzo e il primo della coalizione ed è evidente che spetta a noi principalmente dettare l’agenda politica. Senza considerare il fatto che avevamo chiesto che sulle scelte importanti ci fosse condivisione totale da parte della maggioranza”.

    Invece no, niente di tutto questo.

    E un altro braccio di ferro si prepara per la nomina del direttore dell’Agenzia sanitaria. Sono due i nomi più quotati, anche se l’assessore Mauro Febbo ha bloccato tutto in giunta sostenendo che essendo un organismo tecnico non è soggetto a spoil system: quello del cardiochirurgo Massimiliano Foschi, candidato per un mese alla presidenza della Regione prima che venisse indicato Marsilio (e da sei mesi passato da Fratelli d’Italia alla Lega) e Pierluigi Cosenza, medico della Asl dell’Aquila e consulente di D’Eramo per la Sanità.

    Massimiliano Foschi ai tempi in cui era di Fratelli d’Italia
    Pierluigi Cosenza

    Tra qualche giorno verrà nominato anche il nuovo direttore della Sanità, che prenderà il posto di Roberto Fagnano, scomparso qualche tempo fa: il nome più quotato è quello dell’ex manager della Asl di Pescara Claudio D’Amario, attualmente dirigente al ministero in quota Lorenzin (quando la Lorenzin era ministro di centrosinistra, e quindi ora la sua poltrona è altamente a rischio). Tra l’altro D’Amario è stato visto sabato scorso a Pescara al Tour della salute al porto turistico, al fianco dell’assessore alla Sanità Nicoletta Verì, e insieme sono saliti sul palco: particolare che da tutti è stato considerato una investitura ufficiale. A dispetto delle graduatorie.

    Verì e D’Amario sabato a Pescara insieme sul palco

    ps: Insieme al suo, o subito dopo, si fanno i nomi di Caracciolo, Spadano e dello stesso Muraglia, ma con poche speranze.


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  • TAG: AbruzzoAntonio Di GianvittorioClaudio D'AmarioCorte dei ContiLorenzo SospiriMarco MarsilioMassimiliano FoschiMauro FebboPaolo GattiPierluigi CosenzaRegioneSandro Mariani



  • ·Apperò il sindaco di Salle·

    Postato il 9 Dicembre 2019

    E l’Appèrò di oggi va a lui, Davide Morante, il giovane sindaco di Salle che ha fatto rimuovere la lapide di Mussolini dall’ingresso del Comune. Al suo posto una copia originale della Costituzione del 1947, per ricordare a tutti “che i valori della Costituzione per oltre 20 anni furono oppressi proprio dal fascismo”.

    “In un luogo istituzionale, nel luogo della democrazia – ha spiegato il primo cittadino –  non ci può stare una lapide rimessa sei anni fa che ringrazia Benito Mussolini”.

    Succede a Salle, 290 abitanti alle falde del Morrone: la lapide fu esposta dalla vecchia amministrazione sei anni fa dopo essere stata ritrovata in un magazzino.

    ps: Apperò sindaco, che bel gesto.


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  • TAG: CostituzioneDavide MorantelapideMussoliniSalle



  • ·Sardine avanti tutta·

    Postato il 9 Dicembre 2019

    Tremila o cinquemila o seimila, ma che importa. Erano tantissime le sardine sabato sera in piazza a Pescara, tantissimi giovani e meno giovani, slogan manifesti cartelli, balli ironia e canti. Col violino di Gennaro Spinelli la piazza ha intonato prima l’Inno di Mameli e poi Bella ciao, illuminando il buio con le luci dei cellulari. E tanti giovani sono arrivati con i pullman da Sulmona, dalla Marsica, dall’Aquila.

    Particolarmente animata la delegazione delle Sardine peligne, con in testa Teresa Nannarone, quella che lo striscione anti-Salvini lo espose per prima, molto prima che esplodesse il fenomeno delle Sardine: “Empio è colui che non accoglie lo straniero”, una frase di Ovidio che scatenò tanti insulti da parte del popolo leghista. E non solo. Come in queste ore. Lo sport principale del centrodestra, col sindaco di Pescara in testa, è quello di ridimensionare la portata della manifestazione di sabato, erano pochi pochissimi, quattro gatti, 5 mila da tutto l’Abruzzo non sono nulla: questo il tenore dei commenti, il segno che le Sardine fanno male, malissimo a Salvini e ai suoi sostenitori. 

    ps 1: Quindi, a maggior ragione: Sardine abruzzesi, avanti tutta. 

    ps2: E ieri le Sardine si sono ritrovate a pulire la spiaggia, come promesso (foto sopra)


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  • TAG: AbruzzoGennaro Spinellimanifestazionepiazza SalottoRegioneSardine



  • ·Bindi: difendiamo la sanità pubblica·

    Postato il 9 Dicembre 2019

    No, non si può abbandonare la strada della sanità pubblica, perché è una strada maestra. Non si può derogare all’articolo 32 della Costituzione, perché solo per questo diritto, quello della salute, la Costituzione usa un aggettivo che non usa per nessun altro diritto: “fondamentale”. La salute è un diritto fondamentale e deve essere garantita a tutti, anche e soprattutto ai poveri. E questo proprio mentre una statistica ci ricorda che sono 12 milioni gli italiani che hanno rinunciato alle cure perché non possono pagarsele, un milione e duecentomila in più rispetto allo scorso anno.

    Un concetto che mercoledì scorso è stato ribadito dall’ex ministro della Sanità Rosy Bindi e dalla ex parlamentare Margherita Miotto intervenute a Vasto al dibattito organizzato dall’associazione “Salute diritto fondamentale” e da Maria Amato sul tema “La sanità che vogliamo”.

    Un incontro molto partecipato, con tantissime domande poste principalmente da medici e operatori della sanità, alle quali la Bindi e poi la Miotto hanno risposto con piacere e passione.

    “E’ una balla che la sanità non sia sostenibile finanziariamente”

    ha detto con la consueta schiettezza Rosy Bindi, rispondendo alla domanda sul futuro della sanità pubblica e sulla progressiva  privatizzazione dei sistemi di solidarietà pubblica giustificata molto spesso dallo stato dei conti pubblici, dai piani di rientro, dai commissariamenti.

    Un concetto ribadito nella sua presentazione da Maria Amato, primario di Radiologia dell’ospedale di Vasto ed ex parlamentare:

    “Il servizio sanitario nazionale è una delle poche leve contro le disuguaglianze. Ma oggi si è determinato un rapporto poco equilibrato con la sanità privata, che non è più integrativa ma concorrenziale. Purtroppo oggi vi sono elementi di fragilità e uno di questi risiede nel sistema delle regioni che determina disuguaglianza geografica”.

    Maria Amato

    E la figura del medico di famiglia va salvaguardata, rafforzata, è una potenzialità che non deve essere assolutamente trascurata nel sistema sanitario pubblico. Un sistema sanitario da difendere con le unghie e con i denti, ha detto la Bindi, soprattutto se rapportata a quello di altri Paesi come gli Stati Uniti. 

    Molto spesso la politica ricorre a scorciatoie per risolvere i problemi della carenza di servizi e della scarsa qualità dell’offerta, e molto spesso queste scorciatoie portano dritto ai privati. E sarà forse questo il motivo della omogeneità, della completa sovrapposizione in materia di salute delle politiche del centrosinistra e del centrodestra? Durante il convegno è stato ricordato che il centrosinistra con D’Alfonso e Paolucci hanno aumentato il budget ai privati di 8 milioni di euro l’anno, misura confermata dal centrodestra che anzi ha aggiunto altre “coccole” eliminando dai contratti quei pochi paletti che esistevano. Le politiche-fotocopia probabilmente sono determinate dal fatto che in Abruzzo, è questo il senso di una domanda provocatoria posta all’ex ministro, il principale imprenditore della sanità privata sia anche l’editore del principale quotidiano e della più grande televisione privata?

    “Probabilmente sì –  ha risposto la Bindi – il problema in Abruzzo come in Italia è il conflitto di interessi che non è stato ancora risolto. Editori pure non ce ne sono, ce n’è solo uno in Italia, e bisognerebbe tenerli distinti da chi fa l’imprenditore della sanità. Perché l’imprenditore deve fare utili, e ha a cuore che il cittadino si ammali, mentre la sanità pubblica ha a cuore che il cittadino stia bene. Una bella differenza”.

    Rosy Bindi e Margherita Miotto

    Lo stato della Sanità in Abruzzo è a carissimo amico: le famose coccole ai privati, gli aumenti dei budget, erano stati giustificati con la necessità di ridurre la mobilità passiva, mentre la mobilità passiva negli ultimi anni è aumentata: nel 2018 è di 142 milioni di euro, quella attiva di 79 milioni con un saldo negativo di 53 milioni. Proprio perché i servizi sanitari sono insoddisfacenti, tanto che Demoskopica ha posizionato l’Abruzzo al quartultimo posto nella graduatoria nazionale. Il problema è che gli abruzzesi non vanno a curarsi fuori in cerca di cure di eccellenza ma per interventi ordinari: il segno di una sfiducia totale nella nostra sanità.

    Rosy Bindi è la madre dell’intramoenia, che era stata immaginata per abbattere le liste d’attesa, fermare la fuga dei medici verso le strutture private, permettere al paziente di scegliersi il medico a prezzi ragionevoli. Poi però l’intramoenia non ha fatto altro che accrescere l’insofferenza e il senso di ingiustizia dei cittadini, che per esempio, andando a prenotare un’ecografia in ospedale, si trovano di fronte liste di attesa di anni ma se prenotano privatamente con lo stesso medico, avranno l’appuntamento dopo tre giorni. Che cosa non ha funzionato in questo meccanismo?

    Non ha funzionato la sua attuazione, la sua applicazione, ha risposto la Bindi:

    “Io avevo stabilito che i medici smaltissero prima le liste di attesa della struttura pubblica per la quale lavorano e che soltanto poi potessero dedicarsi all’Intramoenia. E’ saltato questo passaggio fondamentale nell’attuazione della legge”. 

    Un’altra anomalia si è determinata in Abruzzo, per la massiccia presenza di ginecologi-obiettori di coscienza: la conseguenza è che le donne non possono abortire più nelle strutture pubbliche e la legge 194 di fatto non trova applicazione.

    “Io da cattolica rispetto l’obiezione di coscienza – ha risposto la Bindi – anche questo è un diritto da tutelare. Ma al posto della Regione farei come ha fatto Zingaretti nel Lazio che per ovviare a un problema simile, ha assunto medici non obiettori per garantire l’applicazione della legge. E’ questo  il compito di chi governa”.

    Poi parlando della sua associazione, “Salute diritto fondamentale” di cui fa parte anche l’ex ministro Livia Turco e che promuove una mobilitazione permanente a difesa del servizio sanitario pubblico e del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione, la Bindi si è concessa una battuta:

    “Abbiamo fatto un’associazione, non una fondazione eh”,

    alludendo alle vicende di Matteo Renzi.

    Sul project financing, sul quale l’Abruzzo di centrodestra e di centrosinistra ha investito moltissime energie mentre la stragrande maggioranza delle Regioni lo considera uno strumento superato, ha risposto Margherita Miotto:

    “Il project financing non è sostenibile finanziariamente, e comporta un canone che le Regioni non sono in grado di sostenere. Canoni che gravano sui bilanci pubblici e che pagano quindi i cittadini. E i project, l’abbiamo visto nel Veneto, vengono affidati sempre agli stessi soggetti, che sono anche quelli che gestiscono dappertutto i servizi collegati. Perché un’altra caratteristica è che quelli che prendono l’appalto del project sono gli stessi che gestiscono servizi sanitari e non sanitari”. 

    E alla fine il dibattito si è concluso con una battuta sulle sardine, che di lì a tre giorni avrebbero invaso Pescara:

    “Le Sardine sono il segnale della profonda crisi dei partiti -ha detto Bindi – L’altro giorno ero a Firenze quando c’è stata la manifestazione, e io sono stata tentata anche dall’andarci: ho resistito solo per il timore che qualcuno, vedendomi, potesse dare addosso a questi ragazzi vedendo un esponente della politica. Insomma, guardo con curiosità a questo risveglio di valori e di coscienze”.


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  • TAG: AbruzzodibattitoMargherita MiottoMaria AmatoRegioneRosy Bindisanità pubblicasanità rivataVasto


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Direttore responsabile Adelina Mandara - Blog edito da Adelina Mandara - Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Pescara il 15-4-2016 n. 1

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